PIÙ SPIRITUALITÀ E MENO SCROLL: C’È DAVVERO UN RITORNO ALLA FEDE?

La Generazione Z cerca qualcosa in cui credere. Sotto l’ironia del ritorno alla fede, i giovani vogliono la pace interiore dopo anni di crisi, pandemia, burnout e solitudine. Il nuovo Papa parlerà anche ai giovani?


Mentre nella Cappella Sistina si apre il conclave che porterà all’elezione di un nuovo Papa, fuori dalle mura del Vaticano un movimento silenzioso ma potente si fa strada tra le nuove generazioni: un ritorno alla spiritualità.

A lanciare l’idea è stato il Times: il 45% dei britannici tra i 18 e i 24 anni si dichiara credente, mentre nel 2019 erano solo il 22%. Più del doppio! E non si parla solo di una fede religiosa in senso stretto, ma di una più ampia riscoperta della spiritualità.

Il conclave di quest’anno, il più grande e geograficamente diversificato nella storia della Chiesa, riflette questa evoluzione. Con cardinali provenienti da 71 Paesi, l’elezione del nuovo Pontefice avviene in un contesto di crescente interesse giovanile per la ricerca di significato.

Ma perché sta avvenendo tutto ciò? Le nuove generazioni sono in cerca di qualcosa che li tenga insieme. Dopo anni di crisi, pandemia, burnout e solitudine, è tornata la voglia di senso, di appartenenza e di comunità. E se prima sembrava “cringe” anche solo dire la parola “chiesa”, oggi molti ragazzi e ragazze trovano conforto nella spiritualità. Non solo in quella tradizionale, ma anche in forme nuove (o antichissime), come la meditazione, i riti collettivi e il ritorno alla natura.

È importante dire però che non tutti i giovani si stanno convertendo in massa. Solo il 10% della Generazione Z si definisce atea, ma oltre il 60% si dice comunque spirituale. Questo significa che, anche se non vanno a messa ogni domenica, cercano strumenti per sentirsi connessi, per capire chi sono e per trovare equilibrio. In un mondo sempre più veloce e instabile, cercare qualcosa che faccia da bussola è più che normale: è vitale.

Sui social, tutto questo si vede chiaramente. Su TikTok spopola il “ChristianTok”, ma anche i contenuti dedicati alla guarigione emotiva, al silenzio interiore, alla gratitudine. Non è religione fatta di dogmi e obblighi, ma spiritualità fatta di condivisione, empatia, giustizia e compassione.

Il conclave non è solo una questione interna alla Chiesa. Per molti giovani può essere una finestra su un mondo che finora sembrava distante. Sarà interessante vedere se la Chiesa saprà parlare a questa nuova generazione. Se saprà ascoltarla, includerla, capirla.

Oggi, essere spirituali non significa rifiutare la scienza o rifugiarsi nel passato. Significa cercare un linguaggio nuovo per parlare di senso, valori, comunità. Significa non avere paura di dire che abbiamo bisogno di credere in qualcosa. Che sia Dio, la natura, l’amore o la giustizia, non importa: conta che ci tenga vivi.

Mentre il mondo attende la fumata bianca, simbolo dell’elezione del nuovo Papa, è evidente che la Chiesa si trovi di fronte a un’opportunità unica: quella di rispondere alle esigenze spirituali di una generazione in cerca di autenticità, giustizia e solidarietà. Il prossimo Pontefice avrà il compito di guidare la Chiesa in un’epoca di cambiamento, abbracciando la diversità e promuovendo un dialogo aperto con le nuove generazioni.

La Generazione Z non ha paura di farsi domande. E forse, in questo momento così delicato anche per la Chiesa, è proprio questa sete di domande ad aprire una nuova strada.


Francesco Fabrizi
Redazione GenerazioneT



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