STOP AI SOCIAL PER I MINORI: SALVEZZA o CONDANNA?

L'Australia vieta i social ai minori di 16 anni e la Spagna limita l'utilizzo dei cellulari: sono mosse troppo estreme? Si sollevano i genitori o si isolano i giovani? Cosa ne pensano gli altri Paesi?

L’Australia è diventata il primo Paese al mondo a introdurre una legge che vieta ai minori di 16 anni l’accesso ai social media come Instagram, TikTok, X, Facebook e Reddit.

La legge, chiamata “Social Media Minimum Age”, entrerà in vigore tra 12 mesi, con l’obiettivo di proteggere i giovani dai danni psicologici causati dalle piattaforme. Il Primo Ministro Anthony Albanese ha dichiarato: “Vogliamo restituire l’infanzia ai giovani australiani e ridare serenità ai genitori”. Il divieto, sostenuto dal 77% degli australiani, lascia comunque aperto l’accesso a YouTube, ritenuto uno strumento educativo.

Le compagnie tecnologiche avranno la responsabilità di far rispettare il divieto, rischiando multe fino a 32 milioni di dollari in caso di inadempienza. Tuttavia, l’applicazione della legge è ancora incerta poiché le piattaforme non potranno richiedere documenti d’identità, e si potrebbero verificare situazioni analoghe a quelle che avvengono in Francia, dove vigono leggi simili per i minori di 15 anni ma vengono facilmente aggirate.

Nonostante il consenso popolare, la legge ha sollevato critiche: Amnesty International ha avvertito che un divieto così rigido potrebbe isolare i giovani senza migliorare le loro vite, mentre Elon Musk ha definito la normativa un modo subdolo per limitare l’accesso a Internet per tutti gli australiani.

Un tema strettamente connesso alla fruizione dei social media è quello riguardante l’utilizzo dei cellulari. In merito a ciò, la Spagna sta prendendo una posizione netta per combattere proprio la dipendenza da smartphone nei giovani, proponendo una legge per limitarne l’eccessivo uso. L’obiettivo è quello di proteggere la salute mentale della popolazione, e in particolare quella delle nuove generazioni.

Le misure principali di questa legge prevedono:

Altri Paesi europei hanno già adottato restrizioni simili: in Gran Bretagna, Francia e Belgio, l’uso del cellulare è vietato per i minori di 16 anni, mentre in Ungheria, gli studenti devono lasciare i loro dispositivi fuori dalle scuole.

Anche in Italia, il dibattito sull’uso dei social e dei cellulari da parte dei giovani è sempre più acceso, anche se non esistono divieti simili, con il Governo che ha solo vietato l’uso dei cellulari nelle scuole fino alla scuola secondaria di primo grado. Attualmente nella nostra Nazione l’età minima per l'accesso ai social è 14 anni, ma il rispetto di questa norma è scarsamente monitorato, e molti genitori lamentano l’esposizione dei loro figli a cyberbullismo e dipendenza digitale.

Anche se misure drastiche come quelle appena illustrate sembrano lontane, la crescente consapevolezza sui rischi legati all’uso dei social sta spingendo verso una regolamentazione più severa.

La sfida, in Australia, in Spagna e negli altri Paesi europei, è trovare un equilibrio tra la protezione della salute mentale dei giovani e il loro diritto di partecipare a una società sempre più digitalizzata.

Siamo di fronte ad un’evoluzione o ad una regressione? Queste misure possono davvero proteggere i giovani o rischiano di isolarli ancora di più? Il dibattito rimane più aperto che mai.





Francesco Fabrizi
Redazione GenerazioneT